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Tutta mia l’arte contemporanea

Breve guida per farsela propria senza sentirsi inadeguati

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Breve guida per farsela propria senza sentirsi inadeguati


“Nell’universo in espansione, le galassie più remote si allontanano da noi a una velocità così forte, che la loro luce non riesce a raggiungerci. Quel che percepiamo come buio del cielo, è questa luce che viaggia velocissima verso di noi e tuttavia non può raggiungerci, perché le galassie da cui proviene si allontanano a una velocità superiore a quella della luce. Percepire nel buio del presente questa luce che cerca di raggiungerci e non può farlo, questo significa essere contemporanei”. G. Agamben

Gilbert & George Hans Ulrich Obrist, Take Me I'm Yours, Serpentine Gallery, London United Kingdom
Gilbert & George Hans Ulrich Obrist, Take Me I’m Yours, Serpentine Gallery, London United Kingdom

Presentazione del corso

6 incontri + visita allo spazio Pirelli Hangar Bicocca, in occasione della mostra Take Me (I’m Yours), da un’idea di H.U. Obrist e C. Boltanski

Probabilmente è del tutto fisiologico e naturale non comprendere l’esplosione orizzontale dell’arte nel nostro tempo, sarebbe come voler osservare nella sua interezza un ciclone stando nel suo centro esattamente nel momento in cui accade; una visione completa è impossibile se non avendo il dono dell’ubiquità e trovandosi anche e contemporaneamente in tutti i punti esterni del fenomeno.

Lasciamo perciò ai posteri il compito della leggibile ma parziale profondità dell’analisi e addentriamoci nell’occhio del ciclone col nostro, di occhio, testimone diretto seppure miope e imperfetto delle cose che succedono nel momento in cui succedono.

Facciamo nostra una cosa che è nostra anche senza volerlo, così come recita il titolo della mostra che si andrà a visitare, Take me (I’m Yours), dove si invita lo spettatore a usare le opere nei modi più disparati, fino a tenersene alcune per sé.

Accogliamo l’arte del qui ed ora, concetto quanto mai trito e ritrito, e maneggiamola come fosse un oggetto concreto e insieme uno strumento da laboratorio, o come fine filtro del nostro setacciare il mondo.

Durante il corso si cercheranno di capire le origini, i motivi e i modi dell’arte contemporanea, mantenendo un approccio teorico ma al contempo di assemblaggio e rielaborazione personale della materia trattata, incoraggiando i corsisti a dialogare liberamente con le opere trattandole come fossero proprie.

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La visita alla mostra

Nota sulla mostra di fine corso

tratta dal sito di Hangar Bicocca http://www.hangarbicocca.org

Take Me (I’m Yours)

1 novembre 2017 – 14 gennaio 2018
Da un’idea di mostra concepita da Hans Ulrich Obrist e Christian Boltanski nel 1995. A cura di Hans Ulrich Obrist e Roberta Tenconi con Chiara Parisi

Inaugurazione martedì 31 ottobre 2017, ore 19

Take Me (I’m Yours)” è una mostra collettiva che reinventa le regole con cui si fa esperienza di un’opera d’arte. Rompendo ogni canone, i visitatori di “Take Me (I’m Yours)” sono invitati a compiere tutto quanto è di norma vietato fare in un museo: i lavori si possono toccare, usare o modificare; si possono consumare (ad esempio ingerendo cibi o bevande) o indossare; si possono comprare (da una macchinetta o direttamente dalle mani di un artista) e perfino prendere gratuitamente, o magari portare via lasciando in cambio cimeli personali.
La mostra è anche un progetto che si evolve e si rigenera nel tempo. Accanto alla possibilità di prendere una delle migliaia di copie di ciascuna opera prodotta – e quindi concorrere a svuotare fisicamente lo spazio – il pubblico di “Take Me (I’m Yours)” ne modifica l’aspetto partecipando a performance in cui lo scambio non è necessariamente legato a un oggetto ma piuttosto a un’esperienza, assecondando un’idea di immaterialità che è sempre più presente tanto nell’arte quanto nella vita reale.
Allestita per la prima volta nel 1995 alla Serpentine Gallery di Londra – e a partire dal 2015 in versioni ogni volta diverse in istituzioni a Parigi, Copenhagen e New York –, la mostra ha avuto origine da una serie di conversazioni e riflessioni tra il curatore Hans Ulrich Obrist e l’artista Christian Boltanski sulla necessità di ripensare i modi in cui un’opera d’arte viene esposta. In particolare, l’idea per il progetto è iniziata con Quai de la Gare (1993), un lavoro di Boltanski costituito da montagne di vestiti di seconda mano che il pubblico poteva prendere e portare via in una busta marchiata con la scritta “Dispersion”: un’opera destinata per sua natura a disperdersi e a scomparire.
A Milano, accanto a Dispersion di Christian Boltanski, le opere di oltre trenta artisti sono allestite nei mille metri quadrati dello Shed di Pirelli HangarBicocca, prendendo vita anche al di fuori dello spazio espositivo con progetti per il catalogo, il bookshop, il web e diffondendosi nella città attraverso, ad esempio, giornali e riviste. “Take Me (I’m Yours)” si trasforma così in una grande arena in cui si immagina un modo più diretto e coinvolgente per vivere l’arte e in cui anche, l’idea di donare/ricevere diventa una chiave alternativa per leggere lo scenario globale della storia e società contemporanea.

A chi si rivolge il corso

Persone interessate all’arte del tempo in cui vivono, giovani e adulti desiderosi di farsi un giretto nel contemporaneo, artisti e/o curiosi.

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Programma del corso

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 I lezione

Per predisporsi ad accogliere materia “ostica”, si consiglia la visione de La corazzata Potëmkin, di Sergej Michajlovič Ėjzenštejn.

“La corazzata Potëmkin è una cagata pazzesca”, recita un noto leitmotiv tra i frustrati impiegati di un’azienda che li porta al limite dello schiavismo, soprattutto ideologico.

Totalmente inseriti nel sistema lavorativo da cui sognano di affrancarsi, questi grigi rappresentanti del ceto medio identificano l’oppressione da parte del potere nell’obbligo quotidiano ad assistere sempre allo stesso spettacolo, non comprendendo così la portata rivoluzionaria e il senso di rivalsa che invece dovrebbe scaturire dalla sua visione e dalla consapevolezza crescente sulla comunanza di esperienze coi protagonisti del film.

“La corazzata”, pellicola molto più di breve di quanto non asseriscano gli annoiati impiegati, non riesce nell’intento di incitarli ad una esplosiva riscossa culturale; né li pervade col proprio messaggio di bellezza quanto mai sovversiva e tutt’altro che banale.

In antitesi con la pigra cecità di certi personaggi (cui peraltro potremmo tutti assomigliare), dovremmo cercare invece di aprire più di un occhio e dare all’arte contemporanea il beneficio del dubbio, liberandola da facili e comuni pregiudizi per cominciare a comprenderla meglio.

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 II lezione

Quando inizia l’arte contemporanea e perché si sente la necessità di raccontarla nel momento in cui avviene, quasi fosse cronaca e non storia.

“Cronaca” dell’arte contemporanea, una breve rassegna:

• Linea Utopica, Dadaismo e Universo Pop

• Linea Analitica, Astrattismo e Fotografia Sperimentale, Neoavanguardie, Arte concettuale e Video-arte

• Linea Sensoriale-Realista, Autoritratto, Body Art e Post-Human

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 III lezione

Che cosa è l’arte

Analisi dal video di Studio Azzurro – I

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 IV lezione

Di che natura è l’arte?

Analisi dal video di Studio Azzurro – II

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 V lezione

Il corpo dell’arte

Analisi dal video di Studio Azzurro – III

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 VI lezione

H.U. Obrist, Fare una mostra

“Come nasce una mostra? Qual è il ruolo del curatore? Perché possiamo considerarci tutti curatori? Intrecciando ricordi personali e professionali legati alla sua poliedrica attività in ambito artistico, Hans Ulrich Obrist spiega che curare, in fondo, è “un tentativo d’impollinazione fra culture, o un modo di disegnare mappe, che schiude percorsi nuovi attraverso una città, un popolo o un mondo”. Magneticamente sospeso tra la narrazione autobiografica e la riflessione sulla curatela come pratica culturale nient’affatto limitata ai musei, l’impresario teatrale Sergej Djagilev, fondatore dei Ballets Russes ed eroe personale di Obrist, fu un curatore eccezionale per il suo talento nel coinvolgere sensibilità artistiche differenti, “Fare una mostra” è un libero viaggio tra incontri e conversazioni, illuminanti e mai convenzionali, con gli artisti, gli scrittori e gli intellettuali che più hanno ispirato Obrist. Rimbalzando vivacemente tra mostre, festival internazionali, continenti e secoli, ci restituisce il profilo di una professione tutt’altro che chiusa in se stessa, fino a suggerirci che la proliferazione di idee, informazioni e oggetti che qualifica il mondo contemporaneo non lascia alternativa: selezionare al meglio, curare i nostri contenuti è un esercizio irrinunciabile della quotidianità, un gesto di sopravvivenza che ci riguarda tutti.“

“Del dare”, una abitudine artistica consolidata da tempo.

Alcuni esempi:

Marina Abramovich si dà col proprio corpo allo spettatore

Franco Vaccari chiede allo spettatore di lasciare una traccia di sé e del proprio passaggio

Félix Gonzáles Torres regala allo spettatore parte delle proprie opere, sino al loro completo smembramento.

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Note

Il corso partirà se sarà raggiunto il numero minimo di 6 studenti.

Scarica il PDF del corso

Informazioni

130 €

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Le iscrizioni al corso in questo momento sono chiuse. Se ti interessa questo corso, compila il modulo online per ricevere un avviso quando apriremo le iscrizioni.
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Elena Bugada

Nada
Elena Bugada disegna, con la matita e con la luce, fotografa e gira video, scrive d’arte e ne insegna alcuni metodi e linguaggi. Cura contenuti iconografici on e off-line, occupandosi di fotografia editoriale e di prodotto, di video, copywriting e blogging coordinati. Ha esposto le proprie opere (video, fotografie e installazioni) in varie città e per diversi progetti culturali e concorsi artistici italiani e internazionali. Ha avuto esperienze nel campo delle discipline artistiche in due differenti settori: l’uno per il restauro di dipinti antichi, l’altro per la ricerca contemporanea. Ottenuto il primo diploma accademico all’Istituto Santa Paola di Mantova, ha conseguito il secondo in Arti Visive con specializzazione in Fotografia all’Accademia di Belle Arti LABA di Brescia. Durante il periodo di formazione ha condotto laboratori d’arte nelle scuole e lavorato a varie commissioni artistico-fotografiche in ambito architettonico e ritrattistico. All’interno del corso di Pedagogia dell’Arte ha partecipato ad un programma di scambi culturali presso il dipartimento di Didattica di Educazione Visuale e Plastica dell’Università di Barcellona, dove, in collaborazione con insegnanti e alunni, ha contribuito alla realizzazione di un libro sulla didattica dell’arte. A Sarajevo, in maniera indipendente e in una manciata di intensissimi giorni, ha provato a cavar fuori una ragione artistica all’esplosivo modo di vivere della sua comunità, in unità forzata delle diversità. Lo spirito di questo progetto, anche se incompiuto e sempre in fieri, permea ogni suo lavoro successivo.

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